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CULTURA

Quando la fede entra nell’arte: le icone sacre di Giuseppe Bottione in mostra

A Savona, dal 4 aprile al 4 maggio le “Vetrine d’Artista” di Banca Carige, in corso Italia 10, ospitano le opere di Giuseppe Bottione in un allestimento curato dall’Associazione Culturale “Renzo Aiolfi” (apertura alle ore 10). Nato a Torino, Bottione è maestro iconografo di raffinata tecnica e sensibilità. La sua manualità è innata, così come l’interesse per le attività artistiche, che lo hanno indotto nel 1998 a frequentare corsi di iconografia svolti dal maestro Giovanni Mezzalira. L’icona si può definire essenza di sacralità e divinità e presenta le caratteristiche di astrazione, atemporalità (la dimensione del divino è fuori del tempo cronologico), spiritualizzazione del volto, armonia e simmetria ottenute con proporzioni geometriche, frontalismo della figura, bidimensionalità e incorporeità della figura rappresentata, colore come gioia dello Spirito, costruzione piramidale. Non è un ritratto realistico ma un’immagine ideale e con spiccato simbolismo. Tali immagini si trovano nell’arte occidentale medievale, che rimase di stampo bizantino fino all’epoca di Cimabue, per poi cambiare decisamente maniera con Giotto, il quale si impose con la ricerca del naturalismo e lo studio della prospettiva. L’artista Bottione usa vari materiali, come l’antica tecnica della tempera all’uovo, con grande competenza e maestria. I suoi colori rimandano alla gioia del vivere la propria fede anche nell’arte. Alcuni maestri del Novecento, come Henri Matisse, rimasero colpiti dalle icone guardando quelle russe. Vladimir Tatlin e Natalia Goncarova cominciarono la loro carriera dipingendo proprio icone. Le opere di Bottione ci fanno meditare ed emozionare grazie all’armonia che sanno infondere con grazia e una tavolozza complessa e nel contempo semplice, che cerca un intenso rapporto con il divino. Il maestro si ispira al periodo d’oro dell’arte sacra, quando l’opera richiesta al pittore aveva ancora tra le chiese orientali e occidentali gli stessi canoni iconografici. Il desiderio di “scrivere” il Volto dell’Assoluto spinge il maestro verso la potenza di Dio.

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