Sembra quasi assurdo che nei mesi autunno-invernali si parli di siccità, ma, da qualche anno, nonostante il
meteo ed i cambiamenti climatici, le alluvioni, gli allagamenti, le bombe d’acqua, i fortunali più
incredibili, e quanto si voglia mettere in pista, ci si ritrova a far fronte alla scarsità del liquido più
importante per il genere umano. Terminiamo questo preambolo ed introduciamoci direttamente
nell’argomento. La nostra nazione, e non solo, avrebbe opportunità di non trovarsi, come alcuni paesi
desertici, in piena siccità. E provo a spiegarvi come, in modo semplice, si possa essere in grado di
produrre autonomamente, l’acqua occorrente per usi sia civili che industriali. Parliamo di una grande
ricchezza, che in Italia abbonda : il mare. Ecco! Qualcuno mi additerà come il solito saccente, quello che
parla a sproposito. Quello che apre la bocca e lascia uscire vagonate di idiozie. Uno dei tanti che vorrebbe
darci da bere falsità. Niente di tutto questo. La mia non è una pretesa. Io tento, in modo leggero, quasi
sorridente, di farvi capire che la cosa è fattibile. Partiamo da un semplice impianto : la nave. Questo
bestione, non potrebbe caricare l’enorme quantità di acqua che adopera per tutti gli usi di bordo. Per far
funzionare i motori delle turbine, abbisogna di acqua adoolcita. Per altre utenze, di quella distillata. Per
altre quella potabile, Come fa? Semplicemente con addolcitori e desalinizzatori. Questi bestioni, in questo
caso trasporto fino a 5 mila passeggeri, più equipaggio. Per un utilizzo complessivo di oltre 15mq (15mila
litri), al giorno. Ora, pensate che già negli anni 60′ del secolo scorso, venivano utilizzati addolcitori e
desalinizzatori, per modificare acqua di mare, presso aziende dei porti italiani. Qualche azienda ancora lo
fa. Ma, a quell’epoca i costi per la manutenzione, erano elevati, e soltanto aziende importanti aveveno
personale che si occupava esclusivamente di questo. Ora, però, con utilizzo di tecniche all’avanguardia
(pannelli solari ad esempio), i costi sono pressochè ridotti (al confronto di un buon 90%), tanto che,
aziende italiane, hanno installati impianti di acqua depurata e potabile, in paesi semi circondati dai deserti
(vedi Arabia, Iran, Afghanistan, Mali, Senegal), collegando migliaia di km di tubi, erigendo centrali,
insegnando a tecnici locali il miglior metodo di utilizzo. E noi, in Italia, dove portare acqua di mare al
punto logico più lontano dalla costa, non comporterebbe che poco più di qualche centinaio di km. E anche
questo non sarebbe sempre obbligatorio. Prendete ad esempio la nostra regione, la nostra provincia, la
nostra città. Oltre ad avere il mare a portata di casa, basterebbe costruire, in quei bruttissimi capannoni
lasciati a morire (vedi ex centrale del latte ad esempio), una centrale di desalinizzazione e depurazione,
aspirando acqua dal mare ed incanalandola in tubi da 10” (10 pollici gas = 330 mm). I tubi salirebbero
verso Altare, portando il loro prezioso carico di acqua depurata, fino ad un possibile ingresso nel fiume
Bormida. Questo, a sua volta, nella normale corsa, porterebbe il carico al Tanaro e questo, infine, al Po. In
caso di piene, basterebbe interrompere la produzione dell’impianto, dalla partenza. Pensate : solo 15 km di
tubazione. Tubi gemelli potrebbero essere utilizzati per produrre energia elettrica con getti di acqua su
turbine, o altre 1000 possibilità. Non stiamo parlando di fantascienza. Stiamo parlando di progetti che
sono già stati eseguiti da italiani all’estero, dove gli utenti stanno pagando ora bollette da 0,40 a 0,70
€/mc, ma non in Italia, dove, a quanto pare, qualcuno ha parlato di “andare contro natura”. In ultimo,
ancora due piccole notizie : la prima, per desalinizzare l’acqua di mare con pannelli solari (dei quali a
quanto pare se ne fa un gran parlare e tutti saprebbero usare. Energia pulita)si usa la stessa funzione di chi
mette a bollire l’acqua in pentola. Il vapore condensa nel coperchio e poi ritorna acqua purificata. Stesso
procedimento incanalando acqua che evapora in appositi contenitori. La seconda , lo stato (Governo
precedente) ha stanziato ca 6 milioni alla provincia di Imperia per manutenzionare e rigenerare l’impianto
idrico della zona, che attinge acqua dal fiume Roia, che ha una portata media stimata in 13 mc/sec. Ma se
non piove, dal fiume non si attinge nulla. Con gli stessi soldi, si sarebbe potuto avviare un bel progetto di
desalinizzatori. Ma questa è una mia fissa, della quale riparleremo all’inizio della prossima estate, quando,
forse, nelle cittadine rivierasche, caleranno centinaia di migliaia di turisti non residenti. Attendo vostri
commenti ai quali rispondere, qui, sulla nostra pagina del nostro L’Eco.
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