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POLITICA

Fassino: il primato della politica?

Un campione indiscusso di gaffe e disattenzioni, ma gli italiani continuano ad eleggerlo

Profumi, tweet sbagliati e stipendi “modesti”. Il ritratto ironico di un politico che sembra più attento alle vetrine dei duty free che ai problemi del Paese

Nel variopinto panorama politico italiano, emerge con fierezza una figura che sembra incarnare l’essenza stessa della politica nostrana: Piero Fassino. Un nome che evoca lunghe carriere, estenuanti trattative e, non da ultimo, un fiuto… per i profumi. Se esiste una categoria di politici che attraversa gli aeroporti con la stessa disinvoltura con cui ignora i problemi del Paese, Fassino è senz’altro il suo campione. Anzi, secondo lui, un campione sottopagato.

In un Paese dove il malcontento popolare cresce insieme alle tasse, Fassino è riuscito a farsi notare per una performance memorabile: in pieno dibattito sull’indennità parlamentare, ha mostrato il cedolino del suo stipendio, quasi fosse una reliquia sacra. “Solo” 4.718 euro al mese, ha dichiarato, sostenendo che questa non è affatto una cifra d’oro, ma una somma dignitosa per il duro lavoro di un deputato. Un’affermazione che ha sollevato più di un sopracciglio, considerando che oltre allo stipendio, Fassino percepisce anche una diaria di 3.500 euro. Un reddito che non può certo essere considerato “modesto”, ma che viene comunque accettato con rassegnazione dai contribuenti. Del resto, chi siamo noi per giudicare?

Tuttavia, se la sua gestione economica delle finanze personali è stata discussa, è stato il suo rapporto con i profumi a catturare l’attenzione mediatica. Il 15 aprile 2024, Fassino, in procinto di partire per Bruxelles, è stato fermato al duty-free dell’aeroporto di Fiumicino per aver preso un flacone di Chanel Chance da 130 euro senza pagarlo. La sua versione? Un semplice errore: stava rispondendo al telefono e, distrattamente, aveva infilato il profumo in tasca. Tuttavia, i video di sorveglianza raccontavano un’altra storia, con le immagini che smentivano la sua difesa.

Nonostante ciò, Fassino ha brillantemente risolto la “grana” del profumo, optando per una condotta riparatoria: ha pagato il prezzo maggiorato del profumo, e il giudice ha archiviato il caso. Una soluzione pratica e veloce, che ha evitato ulteriori conseguenze legali. Un altro colpo da maestro per il politico piemontese, che con un semplice pagamento ha messo a tacere la vicenda.

Ma la saga di gaffe e distrazioni non finisce qui. Il 16 ottobre 2024, in occasione della commemorazione del rastrellamento del Ghetto di Roma, Fassino ha voluto onorare le vittime con un tweet toccante. Peccato, però, che l’immagine allegata non rappresentasse il Ghetto di Roma, ma quello di Varsavia, a oltre 1.500 chilometri di distanza. Un dettaglio che non è sfuggito agli attenti fact-checkers, che si sono affrettati a sottolineare l’errore. Ancora una volta, Fassino si è trovato al centro dell’attenzione mediatica, ma con il consueto sorriso ha superato anche questa.

Sebbene questi episodi possano sembrare banali, rappresentano alla perfezione lo spirito del nostro tempo e della politica italiana. In un Paese in cui la classe politica appare sempre più distante dai problemi reali dei cittadini, Fassino si distingue come un simbolo di leggerezza e disattenzione. Dal profumo dimenticato in tasca ai tweet mal calibrati, Fassino affronta le turbolenze politiche come una passerella di moda, con la disinvoltura di chi sa che, alla fine, tutto si risolverà con un pagamento maggiorato o una rapida correzione online.

In fondo, forse è proprio questo il segreto del suo successo: mentre altri politici lottano con crisi economiche e questioni sociali, Fassino si dedica ai veri problemi, quelli che gli italiani possono comprendere e, talvolta, persino perdonare. E, nonostante tutto, gli elettori continuano a sceglierlo. Forse perché, come spesso si dice, ogni Paese ha i politici che si merita. E noi, forse, ci meritiamo Piero Fassino: un uomo che, tra un profumo e un tweet sbagliato, continua a navigare la politica con quella stessa leggerezza che sembra caratterizzare la sua carriera.

Un profumo di disattenzione, sì, ma anche di resilienza politica.

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