Carlos Tavares si muove tra pragmatismo e ambiguità. Gli operai, dubbiosi e delusi, si chiedono se il futuro di Stellantis possa ancora essere scritto in Italia.
Tavares: il controfagotto dell’automotive
Carlos Tavares si è rivelato essere una figura complessa nell’industria automobilistica, simile al controfagotto di un’orchestra: uno strumento che non emerge ma determina la profondità del suono generale. Le sue dichiarazioni, che spaziano tra pragmatismo economico e una retorica darwinista sulla “sopravvivenza del più forte”, suonano soltanto apparentemente dolci agli orecchi dei lavoratori. Nel 2023, Stellantis ha ridotto la produzione di auto del 70% in Italia rispetto agli anni passati, eppure ha generato un utile netto di 18,6 miliardi di euro. Le parole di Tavares diventano quindi come note basse e gravi, impossibili da ignorare ma altrettanto difficili da amare. Un’armonia che lascia in sospeso l’intera orchestra industriale del Paese.
Mellifluo come melassa: la dialettica di Tavares
Le dichiarazioni di Carlos Tavares sono spesso descritte come “melliflue”, dolci all’apparenza ma intrise di ambiguità. Quando afferma “Vi sento arrabbiati” di fronte agli scioperi e ai presidi di lavoratori a Mirafiori, risuona come un tentativo di placare gli animi senza offrire soluzioni reali. Ha persino richiesto “doping” finanziario dallo Stato italiano per mantenere Stellantis competitiva, alimentando l’indignazione di chi lavora sotto cassa integrazione da anni. Il linguaggio usato da Tavares potrebbe sembrare zuccheroso, ma la sostanza lascia un retrogusto amaro: promesse che si dissolvono come melassa in una pentola troppo calda.
Operai sempre più dubbiosi: il lento disincanto
Se una volta gli operai vedevano in Stellantis una realtà in cui investire le proprie vite, oggi la situazione è diversa. Tavares, con il suo compenso stratosferico di 23,47 milioni di euro nel 2023, rappresenta per molti lavoratori un simbolo di distacco e arroganza. Mentre il CEO si pavoneggia per i successi globali, come i nuovi sviluppi per Maserati e Alfa Romeo, in Italia regna l’incertezza. Gli scioperi e i presidi davanti agli stabilimenti, come quello di Mirafiori, raccontano di una comunità che ha perso fiducia in chi dovrebbe rappresentare il futuro dell’industria nazionale. Come ha sottolineato il segretario della Fiom, De Palma: “La fine è certa se continua così”.
Un fado per Tavares: nostalgia e determinazione
Un fado, il tradizionale canto portoghese di nostalgia e malinconia, potrebbe benissimo essere dedicato a Carlos Tavares. Nato in Portogallo, Tavares incarna la doppia anima del suo Paese: la determinazione di chi naviga controcorrente e l’amarezza di chi vede un futuro incerto. Il suo approccio in Stellantis è una danza continua tra il progresso e la ritirata: un passo avanti per attrarre investimenti, uno indietro per ridurre costi e licenziare. Come in un fado, Tavares sembra avanzare lateralmente, senza mai affrontare frontalmente le problematiche più scottanti. Eppure, proprio come nei testi di questi canti struggenti, anche lui, per ora, riesce sempre a rimanere in piedi.
Politiche a zig zag: ma Tavares non cade mai
Le politiche di Tavares sembrano essere caratterizzate da un’abilità straordinaria di muoversi in una sorta di zig zag strategico. Mentre avanza un modello di business, minaccia di ridurre la forza lavoro. Parla di pionierismo, ma a conti fatti riduce le attività produttive in Italia. Tuttavia, una cosa è certa: Carlos Tavares, nonostante gli scossoni, sembra cadere sempre in piedi. Sia che si tratti di ottenere sussidi statali o di stringere nuovi accordi con i cinesi, la sua capacità di mantenere il potere e la stabilità economica di Stellantis appare, per ora, indiscutibile. Eppure, proprio questa resistenza a essere scosso, a essere commosso dalle tensioni che attraversano il mondo del lavoro, lo rende sempre più distante agli occhi degli operai e delle famiglie italiane.
