Delitto Sharon tutto chiarito?

” Sbatti il mostro in prima pagina”. E’ il titolo di un famoso film di Marco Bellocchio, che ieri ho evocato, apprendendo che l’assassino di Sharon Verzeni aveva confessato l’omicidio ed era stato arrestato. Certo, si tratta di due casi completamente diversi: nel film di Bellocchio un Direttore di giornale con molto pelo sullo stomaco, pur di contentare l’opinione pubblica, non esita a colpevolizzare un innocente, addossandogli la responsabilità di un delitto, cui alla fine risulterà completamente estraneo.
Nel caso di Sharon invece, Moussa Sangare, cittadino italiano originario del Mali, non solo ha confessato l’orrendo crimine, ma ha anche indicato agli investigatori una serie di dettagli ( arma, vestiti dismessi, luoghi) che rendono indiscutibile la sua responsabilità.
Ma allora che cos’è che non torna in tutta questa faccenda? Con una metafora potrei sintetizzare che si ” sbatte in prima pagina”, la punta di un iceberg, ma non tutto quello ( ambiguità, pressapochismo, lassismo), che vi sottende, connotando alcuni comportamenti pubblici e privati diffusi nella società italiana.
Anzitutto il “politicamente corretto” esige che ora si taccia sulla figura del compagno di Sharon, il quale ovviamente è affrancato da qualsiasi responsabilità penale per la morte della sua compagna. Ma che dire invece della sua eventuale ” acquiescenza” verso le passeggiate notturne della fidanzata, soprattutto in una zona che si sapeva frequentata da sbandati e individui socialmente pericolosi?
Lo scrivente ( e non solo lui, ma credo una cospicua parte di chi legge), qualora si trovasse in una relazione di convivenza con una donna che ama, avrebbe fatto di tutto per accompagnare la partner in queste singolari uscite, o, quantomeno, avrebbe cercato di dissuaderla o di metterla in guardia sulla pericolosità di tali abitudini. Mi domando pertanto se l’uomo si sia o meno attivato in questo senso, perché a me non pare normalissimo che si possa dormire tranquillamente, mentre la propria compagna vaga, da sola e di notte, in un territorio in cui ( stando anche alle testimonianze dei compaesani) anche di giorno si rileva la presenza di soggetti squinternati, soliti ad affrontarsi a colpi di coltello.
Se questa preoccupazione c’è stata e si è manifestata con una certa determinazione, nulla da dire. Ma qualora il partner di Sharon non fosse stato particolarmente incisivo sotto questo profilo, mi spiace dirlo e nel massimo rispetto del suo dolore, definirei un po’ lassista la sua condotta.
Lo stesso lassismo e pressapochismo con i quali il legislatore e talvolta le autorità preposte alla sicurezza, non difendono, a mio giudizio, con la dovuta oculatezza le nostre donne o compagne. Già sul piano normativo, nei confronti degli stalker, dovrebbero essere previste pene più severe, tali da consentirne la restrizione in carcere, quantomeno dopo una seconda molestia. Inoltre ( secondo quanto mi riferiscono alcune amiche), può accadere che rispetto a denunce di molestie, alcuni operatori di polizia e sottolineo alcuni, perché sono convinto dell’assoluta irreprensibilità della maggioranza), invitino donne o ragazze a riflettere prima di sporgere denuncia, in quanto correrebbero il rischio di “ritorsioni”. A me questo non pare un comportamento condivisibile, in quanto spetta proprio a loro ( certo, con il conforto, come dicevo, di una normativa più severa), tutelare la vita e l’incolumità personale di queste sfortunate.
Più in generale infine, occorrerebbe uscire dalle solite faziosità di destra e di sinistra, ed ammettere che un problema di sicurezza nelle periferie e nei quartieri meno abbienti di molte nostre città, esista. Si, dunque, all’integrazione di quegli immigrati che dimostrino di voler osservare le nostre leggi, ma al contempo attento monitoraggio ed espulsione di tutti coloro che rifiutando di vivere nella legalità, mettono in pericolo il nostro diritto a una vita libera e serena. Queste a mio parere le direttrici su cui dovrebbe muoversi un Governo, qualunque fosse la sua estrazione e il suo colore politico.