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IL FATTO. “Quando sento una donna, poi la moglie di un calciatore, parlare di tattica mi si rivolta lo stomaco, non ce la faccio“, questa la sentenza, lapidaria, pronunciata dall’ex campione del mondo 1982 Fulvio Collovati durante la trasmissione Rai Quelli che il calcio. Parole che hanno immediatamente spaccato a metà l’opinione pubblica: da una parte gli inquirenti, dall’altra i difensori della disparità dei sessi di fronte al pallone. Entrambe le parti sono mosse per di più da argomentazioni di “pancia” mescolate a reminiscenze politiche che hanno a che fare con il politicamente corretto. L’argomento da cui è scaturito tutto ciò? Ma ovviamente Wanda Nara, il marito Icardi e l’Inter. Insomma, quel ménage à trois che va avanti da giorni.
Non è tutto. La tesi dell’opinionista friulano è stata piuttosto articolata. Ecco le sue parole: “Se parli della partita e di come è andata va bene, ma non puoi parlare di tattica perché una donna non capisce come un uomo. Le calciatrici qualcosa sanno, ma non al cento per cento. Se poi riducete tutto al fatto che sono maschilista va bene, sono maschilista. Mia moglie non si è mai permessa di parlare di tattica nei miei confronti”. Povera Caterina Collovati e povera Martina Colombari! Eh sì, anche l’attrice e conduttrice italiana è stata tirata in ballo dal marito Alessandro Costacurta, che ha segnato la doppietta sul caso Wanda Nara, questa volta su Sky Calcio Club: “Se mia moglie avesse detto quelle cose ai miei compagni,io le avrei detto: tu non lo dici sennò ti caccio fuori di casa“. Ma anche la bella Martina, alla stregua di Caterina, sembra essere d’accordo con le parole del marito. Così Lady Collovati – una vita a parlare di calcio in TV – non ci sta a far finta di niente e interviene pubblicamente: “La tattica spiegata da una donna non mi convince. Quando lavoravo in TV non avevo la pretesa di spiegare il 4-4-2”.
LE REAZIONI. Dall’altra parte delle barricate, Mara Carfagna dice la sua scagliandosi contro l’infelice intervento dell’ex giocatore azzurro. “Ieri a Quelli che, servizio pubblico, Collovati ha definito le donne incapaci di capire la tattica nel calcio. La fiera del luogo comune”, scrive il vicepresidente della Camera su Twitter, “la prossima settimana ci sarà un servizio sulle donne che non sanno parcheggiare e si dirà che si stava meglio quando si stava peggio”. Le fa eco il ct della nazionale femminile di calcio, Milena Bertolini, che commenta: “Mentalità primitiva. Un po’ come nelle migrazioni barbariche quando le donne avevano come unico compito conservare le vivande. Qualche anno però è passato, hanno inventato il frigorifero nel frattempo ma come mentalità c’è ancora chi è rimasto là. La tattica? La competenza non ha sesso. Fare affermazione del genere significa anche avere un po’ di paura a confrontarsi con una donna. Invito Collovati a vedere qualche partita di calcio femminile di alto livello. Capirà che il mondo è andato avanti”. Poi qualcuno replica con ostentata originalità: “Lei se ne capisce di sicuro, sembra un uomo”.
C’è da dire che, in serata, dopo l’increscioso episodio, Collovati ha postato un tweet di scuse (qui sotto), ma nonostante il suo tentativo di redenzione, l’ex campione del mondo è stato momentaneamente sospeso dal suo ruolo di opinionista sportivo. Ebbene sì, l’ad Rai ha valutato le possibili conseguenze lavorative di Collovati e ha optato per una “squalifica” di due giornate dal programma condotto dalla brava Mia Ceran (sì, è femmina).
In prima linea, a difendere Collovati, anche la figlia Clementina, appassionata di calcio e spesso ospite di programmi a tema (ma come?). La presa di posizione della ragazza con un post su Instagram non può che essere netta. Di fronte ai problemi che ha il nostro paese e a quelli che sono i veri maltrattamenti verso le donne, scatenare un polverone per una frase, non contestualizzando il programma goliardico in cui è stata detta, trovo sia esagerato – recita il post – Da figlia vorrei dire che ho sempre sperato di incontrare un uomo esattamente come mio padre: attento, sensibile, discreto, rispettosissimo. E ci tengo a sottolineare quanto, anche nei miei confronti, sia una persona estremamente educata, timida, sempre attenta ai sentimenti altrui. E chi mi conosce sa come parlo di mio padre e di quanto sia un signore con la S maiuscola. Vista la società al giorno d’oggi, consiglio alle femministe di indignarsi per discriminazioni ben più gravi o per come, ahimè, vengono mercificate e trattate poco rispettosamente in molte occasioni dai signori maschietti“.
L’ITALIA, LA SESSISMO-FOBIA E IL PALLONE. Al di là dell’episodio in sé, che non è certo il primo né tantomeno sarà l’ultimo, ciò che preoccupa sono le reazioni (virtuali ovviamente) scaturite poco dopo la sparata di Collovati, accompagnata da quella di Costacurta, in diretta nazionale. E sul web volano parole pesanti. Frasi o di condanna o di assoluzione, il più delle volte povere di argomentazioni. Un minestrone tutto italiano. L’utente medio, di cui spesso si immola l’opinione a specchio di una società che partecipa a sondaggi su Facebook e televoti, ha colto l’occasione per rincarare la dose, forte della recente bagarre Wanda Nara-Inter. Un liberi tutti dalle tinte surreali, che, nemmeno a farlo apposta, macchia il mondo del calcio proprio quando un altro increscioso fatto avviene sul campo del Cuneo, in Serie C.
L’essere umano impara dai propri errori, si dice. Ma forse non è così, se si pensa che una manciata di anni fa un’altra protagonista del piccolo schermo, Diletta Leotta, è stata al centro di una serie di “Lo ha fatto apposta” e “Sta solo attirando l’attenzione su di sé”, a causa di alcuni scatti in déshabillé finiti in rete. Oibò. Per non parlare dell’assurdità compiuta da un’icona come Buffon, che lascia una modella (peraltro anche direttrice sportiva) per una giornalista, “Nemmeno così bella”, dicevano. Anzi, dicevamo, perché chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Sotto il tweet di Fulvio Collovati, si legge il commento di un certo Luca, che spiega: “Fulvio non hai offeso nessuno, per peculiarità di calcio, l’uomo ne sa più della donna in generale. Come magari di pattinaggio artistico ne sapranno più le donne. Moriremo di politicamente corretto!”. Insomma, possibile che ancora oggi, nel 2019, nessuno abbia capito che le femmine hanno la danza nel proprio DNA e che i maschietti hanno, per natura, una predisposizione per il calcio?. Che poi, il rispetto non sta nel non dire per non offendere, ma nel parlare con raziocinio. Non è forse arrivato il momento di fermarci un secondo e ripensare a tutti i gesti della quotidianità che, inconsciamente, rispecchiano la volontà di suddividerci in scatole chiuse, e guai a immischiarsi negli affari che non ci competono? Mera sopravvivenza.
In ogni caso, il rispettabilissimo opinionista Rai, gran signore peraltro, ha fatto uno scivolone. Capita a tutti. Qualcuno ha anche malignamente parlato di una somiglianza con Vito Catozzo, la guardia giurata iper maschilista inventata da Faletti. Giorgio ci aveva visto lungo, ma non per il singolo episodio andato in scena a Quelli che il calcio, il discorso è di più ampio respiro, è una questione di percezione dei ruoli nella società, dalla quale le donne non sono esenti, anzi.
All’appello dei sostenitori del povero Collovati manca solo Rita Pavone, che viene lasciata sola a casa, la domenica, per una partita di calcio, mentre la Supercoppa italiana 2019 – esatto, quella noiosissima passerella di top player – è stata giocata in Arabia Saudita, Eden della parità dei sessi e della libertà di espressione. Il Wu-Tang Clan le chiamava Cash rules everything around me.
Attenzione, però, a non perdere di vista il giusto fine di questa bufera mediatica che ha investito di pressapochismo molti di noi: non è una lotta contro un uomo, Collovati giusto per citarne uno, ma contro un pensiero secolarizzato nella nostra condizione di animali sociali, indipendentemente dall’essere o sentirsi uomo o donna; un pensiero che ormai non ha più ragione di esistere e che tuttavia è difficile da sradicare, pur nella buona fede di chi va oltre pentole, fornelli, partite a golf o a calcetto. Parlare di maschilismo da una parte e femminismo dall’altra è anacronistico. Volenti o nolenti, in fondo, stiamo giocando tutti allo stesso gioco, che sia un 4-4-2 o un 4-3-3.
