Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, è un uomo disperato? La sua è una sinistra che non esiste più, relegata ai margini del dibattito politico e ignorata dalla stragrande maggioranza degli italiani. Per farsi notare, Fratoianni è costretto a dire qualcosa di sinistra, anche a costo di fare brutta figura.
La sua ultima uscita, in cui denuncia lo spread sociale, è un esempio lampante di questa disperazione. Fratoianni parla di salari indietro, pensioni ferme e costo della vita in aumento, ma non propone nulla di concreto per risolvere questi problemi. Si limita a fare un j’accuse al governo della destra, che secondo lui sta condannando il Paese al collasso.
Ma è proprio questo il problema di Fratoianni e della sua sinistra: si limitano a criticare, senza offrire soluzioni. Sono come il cane che si morde la coda: non fanno altro che rincorrere i loro fantasmi, senza riuscire a trovare una via d’uscita.
Nella quasi completa indifferenza di elettorato e media, Fratoianni sembra lo stregone di una tribù di pellerossa dal grande passato, ormai costretta a vivacchiare nella riserva indiana. Un percorso di illusioni e reticenze che non riserva altro che marginali spazi di manovra.
Fratoianni può continuare a dire che la sinistra è viva e vegeta, ma la realtà è ben diversa. La sua è una sinistra che ha perso la bussola, che non sa più dove andare. È una sinistra che è destinata a rimanere confinata ai margini, a fare la comparsa occasionale nel dibattito politico.
La sinistra italiana ha bisogno di una vera rinascita, di un nuovo progetto che sia in grado di parlare alle esigenze reali delle persone. Ma per questo è necessario che si liberi dei fantasmi del passato e si apra a nuove idee e nuove proposte.
