di Giorgio Siri
Le lastre di Jesus Castanon Loché – Asturie, Spagna, 1956, esposizione alla Galleria Eleutheros di Albissola Marina– lasciano un’impressione forte; coi loro lucidi colori, ottenuti dagli smalti di cui ora la Ceramica si può avvalere, si possono collocare a metà strada fra la Pittura e la Ceramica; le potremmo definire: “Visioni pittoriche su ceramica”. Senonché, forse per la tecnica usata, potrebbero suggerire, alla vista, immagini ottenute da un assemblaggio o meglio, da una fusione, di materiali lucidi, di pietre preziose allo stato di roccia, oppure di particolari infinitesimali di esse, ingranditi, proprio per voler costruire, con i colori dell’ambra, dell’opale o del rubino o col verde dello smeraldo, delle forme, piuttosto tormentate, manifestanti, allo stato di semplice reperto, una bellezza intrinseca e non nota della materia inorganica, in cui le stesse pietre, avulse dalla loro preziosità, nella pura congerie di esse con altro materiale terroso, roccioso o di sedimento, esprimono o svelano un segreto della bellezza, celato nelle viscere della Terra; perché lì si trova la materia del colore! Del resto gli antichi pittori usavano pietre o materiali preziosi per impastare i loro colori; si pensi ai lapislazzuli od al cinabro.
A riprova ulteriore del legame fra colori e segreti della Terra, altre lastre, nella loro vitrea lucentezza, racchiudono forme misteriose che possono rappresentare o meglio, evocare, fossili di insetti se non di microbi! Non sappiamo però o meglio, ci piace considerare che sussista un po’ di ambiguità, chiedendoci se tali fantasmagoriche”formazioni”, provengano da una suggestione tratta dai riverberi delle pietre oppure se è proprio dalla brillante espressività dei colori, a lui cara, che l’autore evoca il mondo sotterraneo che contiene cristalli e preziosi da cui, a loro volta, i colori provengono….! Probabilmente entrambi i punti di vista sono validi!
Proprio quando Jesus passa dalla solidità della terracotta, base della Ceramica, alla leggerezza della carta, ci suggerisce tale considerazione; ed infatti, in precisa corrispondenza, anche dalla carta, l’artista diffonde un cromatismo espressivo, trasparente ed intenso insieme, in cui si può cogliere, specularmente, la stessa evocazione: fusione di colori a rappresentare fusione di materiali. Ma i colori avvolgenti di Jesus Castanon sembrano richiamare, almeno quando sono stesi su carta, anche qualcosa di vegetale; di riflesso di ombre di alberi o, pure in questo caso, di minuscolo particolare ingrandito, disperso negli infinitesimi di foglie e di fiori…
O se, invece, fosse proprio la cromia che l’autore sa estrarre, o astrarre, a evocare tutto perché il colore, di cui l’autore sembra conoscere la materiale potenza espressiva, contiene allusioni a tutto? diviene roccia o pietra se è steso sulla terracotta, diviene allusione vegetale se è steso su carta…Quantunque l’artista sembri voler cogliere, e renderci, innanzi tutto, una “voce dalla Terra”!
Seppure sarebbe meglio dire, forse, i Colori e le Forme della Terra, di cui l’autore sa intravvedere i segni intriganti e coinvolgenti, in cui qualche crepa o fenditura lascia trasparire quale irresistibile suggestione può provenire dalla stessa materia terrestre, quella inorganica e quella organica! E’ il caso, per ritornare alla ceramica, di certe straordinarie modellazioni, che possono rammentare la lava essiccata, apparentemente semplice conglomerato ma, poi, forma raffigurante, forse, il tormento della crosta terrestre…mentre, in altri lavori, questa lava viene levigata, lucidata, diventa componente per uno dei misteriosi oggetti, tipici dell’autore, di geometria un po’ impazzita, che possono contenere riferimenti a manufatti segreti od a semplici bottiglie, a ritrovamenti inquietanti od a normali vasi, ad ancestrali richiami od a soprammobili…. Per poi, quindi, approdare a figure monumentali, totemiche, che sembrano contenere l’eco di tempi lontani, od evocare qualcosa di simbolico o di enigmatico, ricordando, in qualche momento od accenno, le opere di Arp o di Brancusi, come due fantastiche ruote presenti nella mostra; la forma della ruota, del resto, può richiamare un quadrante d’orologio, il disco solare, oppure una stele antica se non una lamina di remota oreficeria, di nuovo ingrandita… se non è invece proprio l’autore, con le sue seducenti soluzioni cromatiche e plastiche, col puro e libero uso dei colori e delle forme, a suggerire alla nostra immaginazione escursioni nel tempo, nello spazio, nella materia che già li contiene!
L’esposizione alla Galleria Eleutheros di Albissola Marina, in via Colombo 23, è in corso sino al 31 maggio e, forse, si protrarrà ancora.
