DI CARLO COLLA
Solo in questi tristissimi giorni di riposo forzato e di clausura casalinga obbligata, ci rendiamo conto di cosa sia la libertà di muoversi, di spostarsi da un capo all’altro della città, di andare in tutte le località desiderate, di frequentare bar e locali a noi congeniali e di parlare con chi vogliamo e dove vogliamo. Ci è stata negata la libertà di andare al cinema, allo stadio, nei club e nei ritrovi che eravamo soliti frequentare. Per l’amor del cielo, tutti provvedimenti estremamente utili e necessari tesi con fermezza ad arginare questo coronavirus che, in pochi giorni, ha cambiato tutto o quasi tutto della nostra vita. Solo adesso ci rendiamo conto di cosa sia la libertà di agire e di muoversi a nostro piacimento senza dare conto a nessuno dei nostri spostamenti sia in auto che a piedi. Una mancanza obbligata e sofferta di libertà che ci fa sentire compressi ed inscatolati fra le nostre mura casalinghe che, ricordiamolo, sostituiscono sempre l’unico punto di appoggio e di nostro sicuro riferimento. Ma, abituati come eravamo tutti alla nostra vita frenetica, vissuta per tutta la giornata fuori casa, questa sosta forzata ed il fatto di non poter uscire di casa se non per andare a fare la spesa o andare in farmacia, rischia di portarci (ed a molti è gia successo) in uno stato di tristezza e di inattività che è molto vicina a degli stati depressivi. Molti, poi, dopo un po’ di lettura o dopo qualche ora di televisione incominciano a girare per la casa come cani in gabbia cercando di trovare dei lavoretti da fare che, esauriti in fretta, ci fanno tornare ad uno stato di frusrazione facendoci sentire inutili ed improduttivi. Beati coloro che, per motivi di lavoro o perchè responsabili di attività commerciali ritenute essenziali, hanno, almeno, la possibilità di muoversi e di uscire di casa prendendo però atto della desolazione che emerge dalle strade vuote e dalla totale mancanza di traffico di automoibili e da quei pochi passanti che, con tanto di mascherina, camminano frettolosamente quasi per proteggersi dalla mannaia del virus. In casa abbiamo riscoperto un aggeggio del quale ci eravamo proprio dimenticati: ovvero la radio che teniamo accesa nelle diverse camere e perfino nel wc per sentire i continui ed assillanti bollettini che, ormai, occupano la quasi totalità delle trasmissioni alternati a qualche canzonetta o alla sempre stucchevole e noiosa pubblicità. Una pubblicità capace di comandare tutti e tutto ed in grado di interrompere anche i discorsi dei ministri o del responsabile della protezione civile: una pubblicità che è più forte e potente del coronavirus, sempre più antipatica e sfacciata! Giacca da casa, pigiama indossato prima del tempo con tanto di ciabatte ed il nostro divano pronto ad accoglierci nelle nostre serate ove la TV, con tutte le critiche che ad essa possiamo rivolgere, rappresenta davvero l’unico trastullo ed il modo di fare arrivare la mezzanotte per andare a coricarci nella speranza e nell’augurio di sentire all’indomani bollettini migliori di quelli uditi nella giornata da poco conclusa. In casa, certamente, aumenta il nervosismo e l’insofferenza per la giornata successiva che, sappiamo, non sarà, molto diversa da quella precedente. In compenso abbiamo il piacere di perdere qualche minuto di più ai fornelli, avendo anche più accortezza nel preparare ed apparecchiare la tavola. Abbiano, forse, ritrovato anche il piacere di stare a tavola qualche minuto in più e di riuscire a parlare più a lungo con moglie e figli, magari anche sui bollettini di guerra sul coronavirus.
Ma, ditela come volete, la maggioranza si sente come in gabbia dalla quale si cerca di evadere e di trovare delle scuse per uscire ed andare al market a comperare cose inutili o che già abbiamo. Non vediamo l’ora di tornare alla nostra attività, stressante finchè volete, ma estremamente libera.
