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CRONACA

Passeggiando per la città

Viaggio fra i carruggi e le vie del centro di Albenga

Per tastare il polso di un piccolo paese, proiezione di quello che accade in un Grande Paese, non serve esplorare centinaia di siti ed ascoltare il parere di tanti illuminati. Non serve affidarsi ad editoriali, previsioni, analisi : basta passeggiare un paio d’ore nella città di origine ed avere un quadro esatto della situazione, di come si sta vivendo questo momento terribile, che il freddo e la pioggia rende ancor più deprimente. Esco per Albenga e trovo dopo un paio di minuti una coppia di esercenti, che da oltre vent’anni gestiscono il bar di un dopolavoro. I loro volti rispecchiano la preoccupazione e lo smarrimento del momento, l’ansia de presente e la paura del futuro, quello prossimo ” Non possiamo più andare avanti, abbiamo resistito fino ad oggi, ma un gennaio ancora a rischio chiusura per noi significa la fine. Non ci sono più margini per una ripartenza, credo sia il momento di arrendersi”. Il negozio che da tempo vede biancheria e articoli per la casa sito nel centro di via dei Mille ha già alzato bandiera bianca, ma non per la pandemia. Le vendite e acquisti on line amati dalle nuove generazioni hanno fatto morire posti come questi che vivevano sulla fiducia tra negoziante e cliente” Un certo modo di di fare commercio si può considerare morto. Quello che propongo io si acquista con un semplice click, senza alcun colloquio, senza alcun consiglio”. Ca Mino ancora, mi ricordo che devo giocare i numeri al lotto che sempre mi consigliava mia madre. Il locale dove si giocano i numeri che vengono estratti ogni tre minuti non ha più un posto a sedere. Chi ha risparmi ne gioca una parte alla fortuna, che da queste parti ha bussato più volte. E a sedere trovo un’ amica di mia madre, preoccupata per il figlio” Un bravissimo cuoco- mi dice- ma adesso sono cinque mesi che non lavora e la depressione comincia a farsi strada”. Questo si respira in un paese come Albenga, con la preoccupazione che aumenta ogni ora, ogni giorno. Si spera nella fine della pandemia, ma non si sa quando usciremo dal tunnel. La fortuna per chi fa il mio mestiere sarà quella di raccontare un giorno che l’incubo e’finito, che si torna a vivere, a frequentare cinema, teatri, stadi. Ma il lieto fine, passeggiando sotto la pioggia, sembra ancora troppo lontano e nessuno, pur con il 2020 alle spalle, ha voglia di sorriderti. Ex e’ questo il dato più triste.

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