Regionali 24 Umbria ed Emilia Romagna. Il day after di Renzi, Calenda e +Europa: sconfitti senza appello. Zero eletti ciascuno…
Calenda, il piacione di professione
Carlo Calenda sembra uscito da un casting per il ruolo del politico piacione: un uomo capace di discutere di economia con il piglio di chi ha appena risolto il rebus dell’universo. Ma, come si è visto, il pubblico non si lascia più incantare dal suo tono da oratore consumato. Risultato? Un partito che non decolla e un leader che si auto-incensa mentre il suo “Azione” arranca senza lasciar traccia. L’uomo che prometteva di salvare l’Italia è rimasto impantanato nei suoi stessi proclami.
Renzi, il giullare di corte
Matteo Renzi, invece, continua a danzare tra il serio e il faceto, con battute e citazioni da talk show che farebbero invidia ai comici più scafati. La sua “Italia Viva” è ormai un circo itinerante dove gli applausi scarseggiano. Con la sua inimitabile capacità di trasformare ogni disfatta in un trionfo, Renzi festeggia gli zero eletti come fossero medaglie olimpiche. Genio dell’autocompiacimento o semplice illuso? Ai posteri l’ardua sentenza.
Magi, il bimbotto sperduto
E poi c’è Riccardo Magi, leader di +Europa, che appare più come un giovane apprendista alla corte dei suoi maestri fallimentari. Con Emma Bonino sempre più defilata, Magi sembra un bambino che gioca con strumenti troppo grandi per lui. Il risultato è una leadership inconsistente, incapace di attirare anche una minima attenzione elettorale.
Una convivenza da incubo
Quando Calenda, Renzi e Magi si trovavano assieme, la loro alleanza sembrava più una sitcom che una coalizione politica. Si odiavano cordialmente, si punzecchiavano pubblicamente, e contavano poco anche da uniti. Se il tentativo era quello di far dimenticare le divisioni, il risultato è stato di farle ricordare ancora di più.
La guerra fratricida
Separati, il disastro si è trasformato in farsa: tre piccoli partiti impegnati a scannarsi per una manciata di voti. Alla fine, tutti sconfitti. L’elettorato non si è lasciato ingannare da proclami roboanti e litigi infantili. E la somma delle loro ambizioni non è arrivata neanche vicino al minimo sindacale.
Esistono solo nelle proprie teste
Renzi, Calenda e Magi sono come corpuscoli in un universo indifferente: esistono, forse, solo nella propria immaginazione. Parlano di grandi ideali e di rivoluzioni politiche, ma il loro impatto sulla realtà è pari a zero. Gli elettori lo hanno capito da tempo.
Trionfi immaginari
Dichiarazioni trionfali, promesse incredibili e la realtà che si impone come una doccia fredda. Tra slogan vuoti e scarse idee concrete, i tre leader non sono riusciti a convincere nessuno. Eppure continuano a comportarsi come se fossero l’ultima speranza della politica italiana.
Narcisismo in purezza
Questi leader non rappresentano interessi collettivi: incarnano solo se stessi. Le loro crociate politiche sono più espressione di ambizioni personali che di visioni condivise. Il risultato è un distacco sempre maggiore dalla realtà e dagli elettori.
Ronzini contro corazzate
Come kamikaze senza equipaggiamento, si scagliano contro i giganti della politica senza nemmeno sfiorarli. Non sono caccia pronti alla battaglia: sono moscerini che ronzano attorno a una tavola già imbandita da altri. E non fanno altro che esasperare gli spettatori.
Il ritiro sarebbe dignitoso
Se avessero un briciolo di saggezza, si ritirerebbero in buon ordine. Ma la loro ostinazione nel restare sulla scena politica, nonostante la palese inutilità, suggerisce che ci sia altro in gioco. Difendere interessi personali, forse? Di certo, non una bella immagine.
