Oltre alle validissime considerazioni espresse dal collega Fabrizio Uberto, voglio aggiungere qualche altra riflessione su Silvio Berlusconi, oggi deceduto, all’improvviso, per la cronaca, visto che il suo ultimo ricovero in ospedale era stato definito, dai comunicati, come un normale controllo, ma era invece evidente che le sue condizioni di salute erano andate progressivamente aggravandosi. Una cavalcata, da quel fatidico anno 1993, che lo vide “scendere in campo”, nell’arena politica; un periodo che sembra passato incredibilmente veloce, in questi nostri tempi che volano!
Berlusconi per taluni è stato un imprenditore brillante, artefice del suo destino, capace ed all’avanguardia che, una volta entrato nell’agone politico affermando “L’Italia è il Paese che amo“, – frase ripetuta più volte anche in salsa ironica – ha rivoluzionato la politica, portando una ventata di dinamicità e di innovazione, per altri è stato un uomo d’affari abile ma spregiudicato e che sostanzialmente non ha guardato in faccia a nessuno e si è messo in politica per salvare le sue aziende e garantire le sue attività e le sue finanze, confondendo insieme pubblico e privato ma guardando maggiormente al privato.
Per Berlusconi si è nutrito, per citare un passo poetico manzoniano, rivolto a Napoleone nella celeberrima ode “5 maggio”, “inestinguibil odio ed indomato amor“.
I suoi estimatori gli hanno perdonato tutto: dalle attitudini grevi talvolta esibite, alle disinvolte inclinazioni della sua vita privata, ma fin lì, erano “fatti suoi”; ma gli stessi non avrebbero dovuto però sconfinare nelle più elevate aule della politica, come quando il Parlamento venne chiamato a decidere se fosse stato lecito aver taluni riguardi speciali per “la nipote di Mubarak” , che nipote di Mubarak non era…
I suoi detrattori, al contrario, non gli hanno scontato nulla, neppure il successo del Milan e delle reti televisive da lui fondate, di cui tanti fra loro stessi saranno magari stati convinti spettatori…
Il fatto è che, nella crisi successiva alla cosiddetta Tangentopoli, dopo una propaganda martellante che, si può dire da un ventennio, aveva diffuso una considerazione infima se non un vero disprezzo, per la politica e per gli uomini che la rappresentavano, nonostante ci fosse stato chi, come Aldo Moro, avesse dato la vita per Italia e per le Istituzioni democratiche, mettendo in rilievo solo gli scandali – che purtroppo ricorrevano ma dove e quando non ricorrono, periodicamente, ci sarebbe da chiedersi? – l’avvento sulla scena di un imprenditore che godeva di ammirazione e che, con il calcio e la televisione, cavalcava le tigri della popolarità, poteva sembrare, per una certa mentalità, l’occasione per un rinnovamento totale della politica – pur se le novità non sono sempre buone per il semplice fatto di essere delle novità! –
In realtà Berlusconi apparteneva già all'”establishment”, era stato ed era amico di uomini politici, non rappresentava affatto quel personaggio avulso dagli intrighi della politica, egli stesso vittima della burocrazia paralizzante e del fisco vessatorio che, per certa opinione più o meno fondata e più o meno qualunquistica sono la causa se non di tutti, di tanti mali, l’atteso “messia” che, in nome di una sana “antipolitica”, sarebbe venuto a redimere i torti subiti da “partite iva ” produttive, ma anche da disoccupati e da pensionati. Berlusconi figurava fra i personaggi che avevano il “sosia”, più o meno attendibile, nei famosi spettacoli del “Bagaglino”, negli anni 1980. Dopo il clamoroso successo alle elezioni politiche del marzo 1994, Berlusconi inciampò altrettanto clamorosamente quando Bossi e la Lega gli voltarono le spalle, pochi mesi dopo, e si formò il Governo Dini, che, forse, fu il primo a dover intervenire per mettere mano alle “intemperanze” o alle inefficienze, in cui il Governo dell'”Uomo del destino”, dopo aver inizialmente promesso una “cura da cavallo” delle finanze pubbliche, era invece incorso, e lo dimostra la svalutazione cui andò incontra la lira nel 1995!
L’ambiguità di Berlusconi si rivela sotto altri aspetti, non ultimi i suoi rapporti con Putin, oppure la sua presa di posizione, peraltro condivisibile, sul salvataggio della Banca del Monte dei Paschi di Siena.
L’elettorato volubile della cosiddetta Seconda Repubblica, un anno prima così entusiasta, cambiò idea nel 1996, quando al poco prima idolatrato “Berlusca”, non diede la maggioranza alle elezioni politiche e si formò il Governo Prodi, cui seguirono i due Governi D’Alema ed il Governo Amato. Berlusconi vinse di nuovo le elezioni nel 2001, perse nel 2006 e ritornò al potere nel 2008, per lasciare nel 2011, ancora sull’onda di una crisi finanziaria che sembrava senza precedenti.
In questo turbine di avvenimenti, Berlusconi rappresenta veramente un leader della “Seconda Repubblica”, preteso nuovo corso politico in cui, sinora, ci si trova ciclicamente in difficoltà a portare a termine le legislature, senza l’intervento dei famosi “tecnici”!
Sul personaggio Berlusconi, che per Montanelli avrebbe reso la Destra Italiana impresentabile per qualche decennio, è forse troppo presto per esprimere un sereno giudizio!
Immagine da Today – La Presse
